Roma, seconda elementare. “Arianna” – chiede la maestra – “cosa vuoi fare da grande?”, e io con piglio sicuro e determinato “la psicologa!”. Sia chiaro, non credo che a 7 anni sapessi cosa volesse dire questa parola, ma ne ero attratta e, come spesso accade nella mia vita, ho seguito quella intuizione dritta dritta fin qui.
Un viaggio intenso, che non si esaurisce mai e rivela scorci meravigliosi in vicoli neri di dolore. Laurea in psicologia clinica, poi la scuola di specializzazione in psicoterapia e ancora il perfezionamento in psicoterapia di coppia e il master in sessuologia, queste alcune tappe importanti del mio percorso professionale, ma ciò che più ha contribuito alla mia evoluzione sono stati gli incontri: nelle trincee dei servizi psichiatrici territoriali, al Melograno in sostegno delle donne nel tempo buio e duro della depressione post partum, con le coppie e i genitori al di là di ogni categoria e definizione, nei contesti di formazione e di supervisione a contribuire e ad assistere alla fioritura di psicologi e psicoterapeuti: insomma il confronto con le forme più variegate di umanità ha consentito che la mia costante ricerca in ambito teorico si agganciasse all’autenticità e alla complessità della vita e della pratica professionale, intrecciandosi con la riflessione personale scaturita dalla mia esperienza di donna, moglie e madre.